Sì, disposta a tutto! racconto erotico di Michela di Roma

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Gigetto è addirittura diabolico con le sue frasi frustanti. “Taci!”, “non merito questi insulti… sono stata tua come hai voluto, cosa avrei dovuto fare di più?” “Prendere iniziative, non solo subire!” ribatte. Ingoio lacrime d’umiliazione, chinando il capo. Sono frastornata, confusa, in balia di sentimenti contraddittori.

Dovrei cacciare da casa mia quell’odioso maschio prepotente, ma voglio invece che rimanga, che continui a trattarmi male, che magari esiga da me prestazioni ancor più puttanesche. Che mi tratti da femmina sottomessa, che mi domini da padrone. Tutto questo voglio e il contrario di tutto questo, col caos che mi conturba dalla fica al cervello!

“Su, non fare la stupida. Siamo qui per chiavare…” più conciliante, carezzandomi la schiena come a un cagnolino bastonato. “Hai ragione, scusami sono troppo confusa!” Capisco di essere ad un bivio. Non so più chi sono, tra tutte queste Faustine, troie o meno, che si combattono nella mia testa.

Ciò che comunque so di sicuro è che è finita la Faustina di qualche ora fa, dopo quello che ho fatto con lui. “Non sarò mai più come prima, tutta per colpa tua!” “E come sarai d’ora in poi?” “Non lo so… certo ben diversa”. “Forse più te stessa! Tutte le donne sono un po’ puttane: basta aiutarle a rivelarsi, come faccio io!” “Sei un ragazzino che conosci delle donne, per giudicare e sentenziare?” “Abbastanza da sapere che senza di me, né tu né Gisella sareste diventate così felicemente troie!” “Già!… per me è senz’altro vero. Che confusione in testa!”. “Solo in testa?” “Oh dappertutto!” “Sopratutto nella figa, dillo”. “Vuoi stravincere… “. “L’ho indovinato da quando salisti in macchina l’altra perché hai accettato anche sapendo che tipo sono io?” “Per sfida, ero sicura di resisterti, di beffarti!” “E quando ti ho messo le mani addosso, perché non ti sei ribellata, sul serio intendo, visto che ami tuo marito?” “Non lo so!” “Potevi prendere un taxi, schiaffeggiarmi… “. “Beh, ero come stordita… quella carezza mi paralizzava…”. “Ti ci vuole tanto poco a farti perdere le staffe? Una semplice toccata sulla prugna?” “Non… non lo sapevo prima… è tutto successo in modo cosi strano… così rapido… “. “Strano, dici? Secondo me è accaduto in modo più che naturale… per una che aveva una gran smania segreta di darla via… Giù la maschera, Faustina!”

Abbasso lo sguardo senza rispondere, profondamente colpita. Quel ragazzo è un vero demonio, ha la capacità di mettermi sottosopra. “Dite di essere felici con i vostri mariti… ma tu l’avevi mai succhiato come hai fatto a me? Ti sei mai fatta fare il culo da lui? Nessuna zozzeria… nessuna fantasia erotica… nessuna inventiva, nessuna salutare perversità!

Che tristezza, che noia! Nel tuo vuoto c’era posto per me”. Ora lo guardo con ammirazione, lo trovo d’improvviso più maturo, più adulto e anche più bello. Il suo aspetto solido, sano e fresco. E il suo cazzo senza peli che giace come un serpente sazio sopra i testicoli massicci. “Gigetto, amore mio… che serve parlare!” dico di colpo, letteralmente plagiata dal suo fascino acerbo eppure terribilmente efficace e virile, inebriata dal suo potere animalesco, sovraeccitata dalle sue accuse incandescenti. Innamorata del suo membro magnetico che stringo in mano nel desiderio di vederlo ridestare.

Mi avvicino a lui con le labbra socchiuse e lo bacio con passione, frugandogli il palato con la lingua, mentre gli masturbo la verga che si raddrizza orgogliosamente, riempiendomi la mano, lungo e rigido, regale.

“Hai voglia?” sogghigna. “Oh, sì… tanta… “. “Mi piaci quando fai la porca in calore!” “Sono tua… scopami!” insisto con la febbre che mi brucia. Debbo riconoscerlo: è una gran voglia di cazzo che mi esalta tutta, trascendendo ogni altro mio sentimento. Ora il cazzo fatale ha raggiunto un impressionante turgore. E’ bellissimo. Freme. E’ pronto.

Mi butto spudoratamente sul letto sporgendo l’inguine umido. “Mettimelo dentro! Che aspetti?” Lui con calma si aggiusta il cazzo in mezzo alle mie cosce e strofina un attimo la cappella nel solco già bagnato, poi, con un colpo solo, ne manda nella guaina prensile un buon prezzo. “Aio! Quant’è grosso, amore mio!” rantolo e lui vieppiù —si incunea profondamente nella vagina dilatandola per meglio farsi assorbire.

Lo guardo entrare: “Non credo che riuscirei a prenderlo tutto!” “Ma sì che ce la farai… come l’altra sera… senti?” mi rassicura, avanzando ancora, allargando il fodero vellutato. Ad ogni passaggio, scava e lima a misura del cazzo, spinge la grossa capocchia nella strettoia che pian piano cede e la inghiotte, stupendamente.

Dopo il suo lungo lavorio di martello, arriva a poggiare i pesanti testicoli contro le natiche, sotto la fessura ormai colma per intero. “Ce l’ho dentro… guarda, l’ho preso tutto!” “Oh si!… bella troia, bollente ce l’hai… e stretta!” grugnisce lui, muovendo il bacino per meglio sentirmi intorno al suo aculeo gigante “Mi sembra di scopare una vergine! “. “E’ come se lo fossi per te… mmm… come ti sento!” “Ti sto facendo male?” “Oh no! Sono pazza di felicità”. “Merito della tua figa… Ha imparato presto, ha saputo ingoiarlo tutto senza storie… Ora ti faccio godere! dice con la voce arrochita dal violento desiderio.

“Sei clitoride e vaginale insieme. Anche Gisella lo è. Ti piace il gioco pesante, non sai che fartene dei giochetti superficiali e prende a limarmi regolarmente, imponendo un ritmo sempre più veloce sradica dalla mia carne i mille nonsense seppelliti dalla vita matrimoniale trasformandoli in un tesoro di emozione rare e perverse che ora mi salgono in gola. stringendomela in una morsa.

“Mio Dio, Gigetto… che mi fai?… sto impazzendo mi uccidi! aaahhh!!!” godo come un’ossessa affondando le unghie nelle sue spalle e rantolando di piacere terribile. Quando riemergo dal vulcano che mi ha risucchiata nelle sue viscere roventi, sono con le gambe sulle sue spalle. Il ragazzo è in ginocchio, contro le mie cosce spalancate e picchia sodo nella mia fica che sbrodola rigurgiti di succhi e di fantasmi che la sua vanga ha saputo snidare.

“Che delizia… sei forte, mi trapassi… mi stai spezzando le reni! Più piano!” mi lamento, sentendolo rovistarmi a profondità pazzesche, da quella posizione micidiale. “Piantala di strillare! E’ il momento mio, stringi i denti se ti sfondo!” “Si amore, come vuoi… sono tua… “. “Ti sborro dentro, signora hostess!” “Dai, allora… nessuno ne ha più diritto… perché nessuno mi ha mai scopata come te… Hai un cazzo meraviglioso e io sono la tua donna la tua amante… “.

Mi agito deliro selvaggiamente mentre il cazzo mi squassa le viscere saldo come un tronco. “Faustina che gusto… prendilo!” Ansima e geme di colpo facendosi terribilmente pesante sopra le mie cosce che tiene piegate indietro. “Eccolo, troia… sto sborrando!…”

I getti di sperma inondano le pareti della vagina con tanta irruenza che presto ripiombo in un nuovo climax. Urlo istericamente, dimenticando i vicini di casa, certo stupiti da questi orgasmi chiassosi dopo dopo anni di amplessi discretissimi, mugugnati, sibillati, borghesi.

Io e il nato drudo padrone torniamo a galla insieme. Il cazzo questa volta rimasto duro dentro di me. Sento il liquore virile assestarsi nell’utero dov’è filtrato. Gigetto estirpa quell’uccellaccio rapace dalla gabbia del mio ventre con un rumore vischioso. “Porca mignotta, che goduria!” esclama, stroncato. “Gigetto, tesoro… quanto me ne hai dato!… Come è possibile dopo tutto quello che mi avevi lasciato in bocca?” “E’ stata la tua voglia… la voglia di cazzo fa sborrare il doppio. Soprattutto a mollo in una sorca zuppa come la tua a sentirla totalmente rispondere… Sei una gran femmina, e per giunta mi ami… “.

“L’ho detto… E’ così!” “Significa che sei disposta a tutto per me?” “Sì!” lo sfido senza abbassare lo sguardo. “Bene, OK Non te ne pentirai… ride alzandosi e correndo in bagno, io intanto mi pulisco la gnocca con un asciugamano e sistemo il letto.

Meglio che Salvatore non ritrovi altro sperma nel suo talamo. Era già successo con Hamed e quella volta fui salva perché mio marito si eccitò lo ricordate? ed ebbe improvvisamente una stupenda erezione dopo giorni e giorni di frustrante letargo in luna di miele!

Allorché Gigetto torna in camera, vestito e pettinato, mi dà una lunga occhiata. Ammira serio le mie nudità. “Lo sai d’avere un culo addirittura superbo? Ben insellato e rotondo, sodo e carnoso… due belle chiappe piene da drizzare la mazza a un morto!” sussurra, palpandomi il sedere con gusto evidente. “Lo hai mai preso in quel buco?” chiede a bruciapelo.

“Un cazzo come il tuo certamente no, ma ho un discreto… curriculum!” rispondo impudica pensando all’inculata di Enrico nelle toilettes dell’Airbus. “E ti piace?” “Beh!… quando non fa male, è un’esperienza piacevole!” “Più che nella fica?” “E’ differente!” “Ti credo e peccato che debba scappare… e poi mi hai svuotato le palle! Come fai sborrare tu… “.

“E Gisella?” insinuo perfida, ma anche curiosa. “Ti stuzzica saperlo? Dai, vestiti, mi è venuta un’idea!” “Dove vuoi portarmi a quest’ora? Sono le tre del mattino!” “Tuo marito torna dopo le otto, c’è tutto il tempo“. “Ma dove andiamo, a che fare?” “Sbrighiamoci, lo scoprirai presto… “.

Poco dopo eravamo in macchina e Gigetto guidava a tutta velocità verso i Parioli. Ecco dove mi portava: da Gisella! lo e lei, faccia a faccia. In piena notte. Insieme al nostro amante comune. “Gigetto!… Faustina!” si stupisce lei quando in vestaglia trasparente ci apre la porta e ci fa accomodare. “Non c’è tuo marito, vero?” s’informa il ragazzo. “No… è fuori Roma”. “E il marito di Faustina fa la notte. Siamo fortunati!” “Ma… cosa succede?” ” Faustina crepa di curiosità vuol sapere se mi fai sborrare più di lei” sillaba tetragono, mettendoci in un imbarazzo tremendo.

“Ho pensato che la cosa migliore è di fare la prova! Adesso vi chiavo tutte e due!” Sbalordite, confuse, entrambe prigioniere del suo magnetismo non osiamo ribattere. “Spogliatevi!” ordina lui, denudandosi per primo il cazzo gli si è impennato.

Nude, Gisella ed io ci fronteggiamo. Abbiamo la stessa altezza ed i seni si sfiorano, le passere si sfidano, una bruna e l’altra bionda. Il nostro disagio, l’estremo pudore lentamente si scioglie sotto le palpate del teppistello, ma anche per effetto d’un’atmosfera fortemente erotica.

“Carezzatevi… baciatevi!” incita Gigetto mentre Ie sue mani passano da un capezzolo turgido ad una coscia tornita, da una natica ad una fica morbida. Da me a Gisella. Quando è la mano della mia amica a sostimirsi a quella del giovane, ho un brivido più accentuato. Anche io ne azzardo una, in mezzo alle sue gambe così liscie. Pure lei ha un brivido profondo.

Le nostre labbra protese si avventano e l’elettricità che passa dall’una all’altra, cancella l’ultimo residuo di imbarazzo, di timidezza che ci frenava. La sua lingua, la mia lingua si affrontano in un duello libidinoso; in breve ho la peggio e la lingua di Gisella mi penetra il palato, stordendomi. La sua saliva ha un sapore inebriante. “Brave!!! Perfette… continuate, anzi, leccatevi la passera!” imperversa lui.

Intanto si masturba l’enorme stantuffo, osservandoci. Gisella che ha preso l’iniziativa e guida il gioco tra noi due mi spinge contro il grande letto dove cadiamo abbracciate. La sua bocca scende, soffermandosi sulle mie tette che succhia con dolcezza e slingua con arte, facendomi presto avvampare di lussuria.

“Gisella… che… che mi fai?” “Ti lecco tutta… hai una pelle splendida, così profumata!” mugola con la bocca a ventosa su un’areola. Abbandona i capezzoli e cala lungo il ventre, e poi le cosce, lasciandovi una scia calda e umida. “Cazzo, quanto siete belle!… Due schianti di lesbiche” si entusiasma Gigetto.

Gisella ha posato la sua bocca ardente sulla mia lasagna in fregola. Sussulto pazzamente, sentendola frugarmi e succhiare come nessun uomo aveva fatto prima, con un’abilità e una tenerezza diaboliche. “Anche tu Faustina… leccagliela un po’, coraggio!” ordina Gigetto, menandosi l’uccello ritmicamente. Gisella si rovescia e mi ricopre con il suo corpo.

Ho la sua fica bionda impregnata di umori contro le labbra. Subito ha ripreso a slinguare la mia. Scarto i peli ricci, e saetto la lingua in quel solco rovente Gisella ha come delle scosse. Presto, inseguendo una sfida folle, io e lei ci carezziamo e succhiamo con tale foga ebbra che l’orgasmo che covava dentro di noi lentamente ci sommerge, dilaga, esplode.

Insieme godiamo senza che nessuna smetta di slinguare, slurpare e bere il sesso dell’altra. “Mi fate allupare, cerbiattine mie… Attente vi scopo!” odo sibilare Gigetto tra i denti, mentre riemergo dal folle climax in cui m’ha precipitata la lingua infernale di Gisella. Ho la bocca piena del suo piacere intimo, aspro e ubriacante che ho raccolto e bevuto sentendola risucchiarmi la fica…

Michela (continua)


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