La giovane contessa

racconti erotici La contessa

“Sai che questa barca è di una mia amica?”, mi disse Mirella indicandomi un veliero ancorato nel porto. “Saliamo a farle un saluto, ma stai attenta a come parli. E’ la contessa G., la multimiliardaria. Va in confusione per delle inezie. Si perde in un bicchier d’acqua e accusa gli altri quando meno se l’aspettano”. La contessa è una donna pressappoco della nostra età. Una ragazza bionda, come Mirella, ma con un modo di fare aristocratico. Una con la puzza sotto il naso: la classificai subito. Ci propose di fare un giretto sulla barca. Stavano già per salpare.

Saremmo tornate nella sera. I marinai erano tutti affacendati attorno a noi e uno, che doveva avermi letto nel pensiero, mi fece segno che la contessa era un po’ tocca. Ma accettammo ugualmente l’invito. Noi tre eravamo sdraiate in coperta a prenderci il sole e i marinai sembravano tutti scomparsi. Non ne compresi la ragione finché la contessa non cominciò ad accarezzare Mirella. Quella scema, un po’ per paura, un po’ per piacere, la lasciò fare. Le tolse il tanga e le cosce di Mirella si chiusero sulla testa della contessa.

Dall’espressione del viso della mia amica, arguii che la contessa ci sapeva fare. Il vento rendeva elettrica tutta la compagnia, me compresa. Mi avvicinai e chiesi. posto. La contessa mi allargò oscenamente le gambe sulla faccia. Voleva lo stesso servizio che stava facendo a Mirella. Obbedii. Che altro mi restava da fare? Era un torrente in piena la sua vagina. Perdeva succhi e umori in quantità. Mirella aveva chiuso il cerchio leccandomi la vulva. Si lesbicava a tutto vapore. Loro ebbero un orgasmo senza che io le raggiungessi per tempo. Allora, con molta gentilezza, la contessa mi passò la lingua sul buchetto del culo. Mirella mi si era messa davanti e mi ammaniva delle splendide lappatine sulla fighetta. La punta di quella della contessa mi entrava e mi usciva dallo stretto orifizio posteriore, ma il merito principale del mio orgasmo è della mia amica Mirella che mi succhiò divinamente il cicetto.

La contessa ci invitò a cena e ci fece un sacco di complimenti. Ci chiese di finire le nostre vacanze sulla sua barca. Fastidio non ne davamo, anzi. Quella notte in effetti ci fermammo, ma decidemmo di darcela a gambe quando la vedemmo impegnata da sola con tre cazzi dei marinai. Per noi sarebbe stato un po’ troppo davvero.


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