Ho gradito molto il pensiero

Ho gradito molto il pensiero - storie porno

Era un periodo che il diavolo mi era penetrato dentro l’anima e si stava rosolando il corpo a suo piacimento. lo non stavo veramente più nella pelle dal calore che mi portavo addosso. Era una fregola potente, sconvolgente, che mi portava a sognare in continuazione di essere chiavata, inculata, da maschi arrapati che io stringevo avidamente ma che poi svanivano nel nulla.

E così mi svegliavo sola e sudata, illanguidita e vogliosa, avida, insoddisfatta. A poco a poco ero diventata una macchina da masturbazione. Mi sgrillettavo in continuazione, mi suonavo la serenata in bagno, a letto, mentre cucinavo o guardavo la televisione.

Ogni momento era buono, ogni pensiero mi riportava inevitabilmente a quel pensiero. Una mattina, finalmente successe un miracolo. Mi ero appena fatta la doccia e il manico che spruzza l’acqua mi aveva eccitata a mille, nonostante la frescura che mi ero gettata nella sorca bollivo e ribollivo e così mì ero apprestata a soddisfarmi da sola.

All’improvviso da dietro la tenda vedo spuntare una bel cazzo, già in tiro, arrapato e voglioso. Era di mio cognato il bastone, quello che avrebbe dovuto vigilare sulla mia serietà. Non ci stetti a pensare su molto tempo e me lo presi in mano come sí riceve un’elemosina, lo accarezzai, lo sfiorai e risfiorai sulla cappella, volevo essere sicura che non stessi sognando.

Era in carne vera e che carne. Sempre continuando a tormentare il grilletto, perché oramai era più facile che le dita me le mettessi nella figa e in culo piuttosto che in bocca o nel naso, mi chinai a baciare la mia salvezza. Lo abboccai come se fosse il primo bastone della mia vita e lo pompai con forza, con violenza, quasi con disperazione.

Lui me lo sospingeva in gola voluttuosamente e io avrei voluto tanto che mi sborrasse subito in quel momento. Ma Aldo aveva intuito la mia fregola da ninfomane, la mia fame arretrata e disperata e così volle bastonare quella figa inconsolabile e incontentabile. “Via quelle brutta dita”, mi ordinò, “ci penso io a fartela stare buona la tua cosina indemoniata”. E mi sparò dentro letteralmente la sua asta in tiro, cominciando a fottermi duramente e virilmente, facendomi sentire il suo cazzo devastante in ogni angolo del corpo, fino alla gola.

Dopo che ebbi goduto volle leccarmi la figa umida e ancora bruciata dal desiderio. Si scottò la lingua tanto era fremente quella cosina lì. Mi fece voltare e dopo avermi sputato nello sfintere mi volle prendere anche in culo. Non ne avevo presi molti nel culo ma lui fu davvero elegante e deciso così che il dolore fu minimo e il piacere immenso. Era arrivato proprio al momento giusto, il cognatino, ancora un po’ e mi sarei consumata la fica a colpi di unghia… Monica


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