Va a ritirare l’affitto e torna a mani vuote

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Me lo sentivo che quella giornata mi avrebbe riservato qualche sorpresa. Quelle sensazioni che senti nell’aria appena ti sei alzato, che se poi leggi qualche oroscopo ti vengano confermate. Solo che non capivo una cosa: come mi sarebbe potuto capitare qualcosa quando l’unico impegno che avevo era quello di andare a ritirare l’affitto di una casa che il mio vecchio aveva affittato non so bene a chi.

Va bene, comunque feci buon viso a cattiva sorte, presi una doccia mi sedetti al tavolo del bar per un’abbondante e sfiziosa prima colazione e poi mi recai all’indirizzo prefissato. L’idea di andare a incassare dei soldi non mi piaceva molto e inoltre non conoscevo assolutamente le affittuarie. Ma mio padre mi aveva raccomandato di farlo al più presto perché altrimenti gli inquilini sarebbero partiti e avremmo anche potuto dire ciao ai nostri soldi.

Suonai il campanello e rimasi in attesa sul pianerottolo godendomi quella sensazione già provata al risveglio, anche se continuavo assolutamente a non capire che cosa mai mi sarebbe potuto capitare di sorprendente. Appena mi aprirono la porta non lo capii, no, ma lo intuii. Si perché sulla soglia, simile ad una gattina appena risvegliatasi da un lungo sonno popolato di sogni lascivi c’era una femmina da sogno, agghindata come se stesse per andare ad una festa, anche se non mi ci volle molto per intuire che sotto al vestito non portava assolutamente nulla.

Più che capire che era proprio quella la novità mi sentii inturgidire la nerchia dentro ai pantaloni. La femmina mi invitò ad entrare e la sorpresa divenne doppia e completa quando dal fondo della stanza mi venne incontro anche una seconda donna, bellissima e seducente pure quella, e anche quella sembrava in procinto di recarsi ad una festa.

Mi fecero accomodare e mi offrirono da bere ma la cosa che mi colpì furono soprattutto i loro corpi che mi ritrovai a pelare come un frutto con il pensiero ma che loro non facevano nulla per nascondere. Erano due pezzi di figa micidiali ed erano seriamente intenzionate a dimostrarmelo.

Come se fosse la cosa più naturale di questo mondo quella mora mi si avvicinò e mi offrì una tette da baciare, io le sfiorai il capezzolo come incantato, come un personaggio di una fiaba al cospetto di una fata e di una casa di marzapane. Un’atmosfera morbosa e pregnante di sesso si diffuse nell’aria. Dal corpo sinuoso di quella mora provocante e mozzafiato fuoriuscivano brividi elettrici.

Mi voltai e rimasi di sale. La sua amica bionda si era sollevata la veste e si accarezzava la fica infoiata come una cagna in calore, sussultando, gemendo e tremando. Era come quando un disco parte e niente e nessuno avrebbe più potuto fermarci.
La bionda si mise alle spalle della mora e insieme ci dedicammo a venerare quel corpo bruciante di passione e ardente di desiderio. Le mie dita si erano pucciate nella sorca, mi divertivo a titillarla e annusarla, a leccarmele come se le avessi intinte nella cioccolata calda invece che in quella tinozza appiccicosa e voluttuosa.

Le due affittuarie erano schiave del se-so e io il malcapitato. Malcapitato? Fra loro avevano un rapporto viziosamente lesbico, pervertito, ma certo non disdegnavano la bega. Si strusciarono fra loro leccandosi e baciandosi come gatte, mentre il mio cazzo volteggiava in attesa di essere colto. Gliela diedi da imboccare e la mora non lesinò tutta la sua arte di bocchinara incallita.

Erano portentose, scatenate, selvagge. La mora mi si volle sdraiare addosso di spalle per ricevere i miei succhiotti sul collo e sulle spalle, la mia lingua le solleticò le orecchie, mentre il mio cazzo cercava i suoi buchi e invece trovò un altro nido accogliente, la bocca della bionda, che inginocchiata ai nostri piedi mi spompinò. La posizione assunta dalla mora invitava a una penetrazione e glielo infilai nella figa mentre lei cercava sollievo slinguando la sua compagna.

Mi stavano usando, questo é sicuro, ma la cosa non mi dispiaceva. Le chiavai entrambe, a turno e il loro modo di fare aveva il pregio di eccitarmi a ripetizione. Loro facevano come se io non esistevo però il cazzo nella figa se lo tenevano ben stretto. Trascorremmo tutto il pomeriggio e la notte a insozzarci di sesso e di carnalità bestiali, non trovando mai un appagamento reale ed effettivo. A proposito di appagamento mi venne anche in mente il pagamento. Come avrei potuto spiegarlo a mio padre? Michele, Roma


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