Un po’ per effetto delle abbondanti bevute un pò per allegria hanno concluso la nottata rivisitando i fasti d’altri tempi e pratiche ardite.
Wanda, incredibile Wanda. Stavo facendo la doccia. Squilla il telefono. Tutto bagnato, cosa che odio, vado a rispondere pensando fosse per il lavoro. Invece é Wanda, una mia vechia compagna di porcate e di bevute colossali. Wanda, incredibile Wanda, sa che non riesco a dirle di no.
Già un po’ su di giri mi grida nel telefono, ridendo come una pazza, che soffre di un purito strano nel buco del culo e davanti, davanti le brucia qualcosa proprio nella fica. E cosa mi propone? “Dai Romolo, facciamo un tour come ai bei tempi, piazza Navona, la fontana, magari dai, me la risciacquo lì e poi te la faccio bere, oppure mi prendi dietro, lo sai che mi piace essere colta” (stanchissimo gioco di parole che però le provocò un secondo ancor più fragoroso e osceno scatto di risata)
Wanda sapeva che avevo un debole per il suo corpo, una passione selvaggia furente, che a volte mi portava addirittura a farmi le pippe pensando a come dimenava le chiappe infoiate quando la trombavo. Per cui le dissi di si e la raggiunsi in taxi al solito night.
Ci bevemmo ancora dello champagne e questo la mandò definitivamente in orbita. Oramai era l’ora giusta per il tour, l’unico problema era che Wanda cominciava ad essere veramente ubriaca e ne combinava di tutti i colori, tipo farsi guardare il culo nudo dai marocchini e scosciarsi fino alla fica davanti a tutti, il tutto con frasi oscene e tentatrici.
Ragion per cui evitai che si facesse il bidet nella fontana, la caricai su un taxi, le tappai la bocca a furia di slinguate e la palpai a piacimento, ovunque. Così riuscii a portarla al sicuro nella mia casa e a papparmela tutto da solo e con comodità. Se quando era normale rischiava di somigliare ad una serpe, riguardo alla sessualità, quando era su di giri diventava una fornace, un vulcano, un uragano di carne infoiata e bollente di desiderio.
Le titillai voluttuosamente la sorca e lei mostrandomi una lingua da ninfomane si scoprì una tetta. E mi disse:”adesso, te ne prego, adesso, non te ne pentirai”. Fu il segnale d’inizio della nottata forse più sconvolgente, sempre sessualmente parlando, della mia relazione con Wanda.
Le leccai la bernarda, onde spegnerle un po’ di quel bruciore e portarla verso la lussuria, verso la voluttà infinita. Volle mettersi l’uccello tra le labbra, volle prepararselo con cura, con pignoleria. Ma Wanda amava soprattutto il culo. Per lei il culo era tutto. E infatti ai marocchini, per strada, aveva offerto quello, nudo e pronto. Glielo baciai, lo venerai, lo penetrai di lingua e la feci gemere e rabbrividire. Mi guardava come la vittima guarda il carnefice, con la piccola differenza che la vittima ero io.
Glielo appoggiai alle pareti e glielo sospinsi lentamente dentro. Guaì.
Allora spinsi ancora un po’. Gemette. Glielo diedi tutto, di forza, come piace a lei. La costrinsi alle contrazioni più difficili, una trapezista acrobata non avrebbe atto di meglio, e in più lei godeva come ina vacca.
Si volle sedere sopra, e glielo dovetti proprio spaccare per farla star suona, rilassata, ansimante, goduta. Dovetti costringerla alla pecorina e mandarglielo a tutta forza stringendola quelle chiappe, graffiandole. Wanda si era surriscaldata sempre di più.
E conoscendola mi aspettavo che sarebbe finita così. Per lei quello era stato solo l’antipasto. Le offrii ancora dello champagne, più che altro per riprendere le forze, visto che tra l’altro le ero anche venuto in culo. Ma quella ninfomane incarognita mi sogguardò con il suo sguardo lussurioso mi disse:”no caro, prima il mio culo, poi il tuo nettare!”
Romolo