Non ti dirà di no | racconto erotico di Aldo

Non ti dirà di no |racconto erotico di Aldo

Fu mia sorella a rivelarmi che Francesca, la passione della mia vita, non era quella verginella che fingeva di essere… Da un paio d’anni, appena posso, vado a vedere il corso di danza moderna frequentato da mia sorella. Non sono affatto un appassionato, è il desiderio di osservare Francesca ballare, che mi spinge a mischiarmi alla folla silenziosa, che dall’alto di un loggione ammira estasiata le ragazze.

Sono spesso a fianco di una vecchia zia o di una madre ansiosa, ma questi poco piacevoli contatti non mi impediscono di arrazzarmi come uno stallone davanti al posteriore di una giumenta in calore, mentre scruto in silenzio la donna dei miei sogni che volteggia sotto di me. Si distingue dalle altre, fiera della sua bellezza e della sua bravura, simile ad un cigno in mezzo a delle anatre.

Cinzia, la mia sorellina, che ha da poco compiuto la maggiore età, la invito spesso a casa nostra, cosicché si può dire che io la conosca molto bene ed è questo il mio cruccio principale: lei infatti è di un candore che scoraggerebbe chiunque volesse, come me, issarsela sul pennone e sventolarla come una bandierina.

Tutte le volte che ho fatto scivolare la discussione su argomenti scabrosi, mi ha risposto senza imbarazzo, come chi non capisce di che cosa si stia parlando, innocente come chi va ancora all’asilo. Non è timida o timorata del sesso, perché in quel caso avrei buon gioco: proprio ultimamente un’altra verginella, anche questa amica di Cinzia, si è fatta deflorare senza tanti complimenti dal sottoscritto, che le aveva teso da tempo la sua trappola.

Ma si trattava di una di quelle che arrossiscono facilmente, le più troie appena gli si infila d’autorità una mano nelle mutandine candide. Quelle che, per intenderci, quando s’attaccano al cazzo non si staccano più, neanche fossero incollate Francesca è di un’altra razza, non è nemmeno curiosa, sembra che non capisca le mie battute maliziose e che viva in un mondo sconosciuto dove non esistono gli organi genitali.

Mi fa diventare matto! Non mi resta nient’altro da fare, per placare il desiderio di lei che mi tormenta, che immaginarmela nuda, mentre spio la sua figuretta appetitosa muoversi rapida e precisa, al ritmo della musica, calpestando il parquet consunto della vecchia scuola. E sfregare la patta dei miei pantaloni contro il bordo della balaustra, cercando di non farmi scorgere dalle emozionate parenti delle ballerine, che mi stanno vicine.

Tutto questo fino a quando, l’altro giorno, la mia sorellina non mi ha preso in disparte per raccontarmi di un interessante spettacolo al quale aveva assistito, e doveva certamente interessarmi era entrata negli spogliatoi con un buon quarto d’ora di ritardo, rispetto alle altre ragazze, perché aveva voluto perfezionare un esercizio alla sbarra, che non le riusciva bene.

Si stava cambiando nello stanzone ormai deserto sicura di essere da sola, quando la sua attenzione era stata risvegliata da un mugolio sommesso proveniente da dietro gli armadietti di legno scuro. La cosa l’aveva incuriosita, forse anche un po’ spaventata, e si era decisa a dare una sbirciatine prudente.

Era rimasta di stucco, perché davanti a lei si trovava Francesca, ancora in scaldamuscoli, che si massaggiava il pube con gli occhi chiusi, emettendo quel flebile lamento. La scena, di per se non particolarmente scabrosa, gettava però in una nuova luce la mia sospirata ninfetta, che non era dunque aliena, come voleva far credere, dalle scalmane della carne.

Ieri le ho detto che l’avrei portata al cinema subito dopo la lezione, di infilare un soprabito sopra il costume elastico e di precipitarsi all’uscita dove l’avrei aspettata con la macchina. Quando l’ho vista scendere alla svelta le scale mi sono detto che era proprio una meraviglia e che di li e poco sarebbe stata mia, se non avevo sbagliato nel credere di capire la sua vera personalità.

Ho finto di essermi dimenticato una cosa importantissima e mi sono diretto tosto verso casa, dove non c’era nessuno, perché Cinzia aveva convinto i genitori ad accompagnarla a teatro. In automobile ho parlato del più e del meno dominando il mare in burrasca che si agitava dentro di me. L’odore del suo sudore di sportiva mi dava alla testa e mi faceva pensare inevitabilmente a quali aromi dovesse emanare la sua passera di bonardona, dandomi l’impressione di avere delle formichine che mi passassero sui coglioni.

Lei sorrideva godendosi il comodo sedile e allorché le ho chiesto di salire in casa, perché forse ci avrei messo del tempo a trovare ciò che mi serviva, lei mi ha seguito docilmente fino in camera mia. L’ho fatta accomodare sul mio divano letto e le ho appoggiato una mano sul sedere abbondantemente scoperto dal suo body nero, molto scosciato.

Mi è parso di toccare una superficie attraversata da corrente elettrica e me la sono trovata addosso che mi succhiava la lingua in un bacio appassionato, che la diceva lunga sulla sua disponibilità, come avevo fatto ad ingannarmi sulla sua natura di porcellona per così tanto tempo?

Ho scostato leggermente una spallina e un seno enorme, grosso come un palloncino mi è schizzato nel palmo. Avevo sempre sospettato avesse due pere stupende, ma quegli obici dai capezzoli duri oltrepassavano le mie speranze.

Mentre la strizzavo per bene la maialina ha impugnato la mia nerchia, che altrimenti mi sarebbe uscita da sotto i calzoncini corti, tanto imperiosamente mi si stava gonfiando, l’ho sentita sobbalzare talmente: le misure del mio banano non le erano indifferenti, evidentemente era per le taglie forti!

Fissavo un punto sulla parete di fronte a me, seduto a fianco a lei che mi palpugnava la bistecca, quando l’avevo sentita scendere per fare quello che io giustamente mi aspettavo da una simile troietta mi ha passato la linguetta agile ed esperta intorno alla piccola fessura, da dove partono come lapilli gli schizzi di seme, per poi scivolare giù lungo il filetto, tenendomi una mano stretta saldamente intorno alle palle e alla base del palo.

La sua posizione mi ha permesso di intrufolare le mie dita curiose fra le labbra della sua fica, nonostante l’ostacolo rappresentato dalla sottile lingua di stoffa che la ricopriva. Sotto l’effetto dei miei rimescolamenti (agitavo l’indice e il medio, divaricati, nella sua figa, quasi volesse trivellarla) ha concentrato il suo lavorio da mignottona prevalentemente sul bordo della mia cappella gonfia e sproporzionata, provocando in me la voglia di gustare la mucosa saporita della sua vulva aperta, a grandi leccate da buongustaio.

Quegli effluvi hanno rassodato la mia arma in un turgore doloroso e definitivo che mi imponeva di andare a scandagliare con quella canna le profondità melmose della sua palude di femmina in calore. Mi sono appoggiato con un ginocchio ai cuscini e con l’altra gamba mi puntellavo per terra, per poter meglio spingere il mio bastone nel centro del suo corpo.

Mi agitavo implacabile e soddisfatto quando lei mi ha implorato con la sua voce profonda di lasciarle cavalcare la bestia di modo che potesse sfruttare il mio ramo in tutta la sua favolosa lunghezza dimenandosi, senza paura di venire disarcionata, e seguendo un ritmare personalissimo e non imposto.

Non potevo che ubbidire, anche perché l’idea di uno smorzacandela rilassante e passivo mi andava a genio come non mai. Si è mossa lentamente, con la fava prigioniera nella sua custodia tiepida e viva, dandomi la sensazione di masturbare il mio attrezzo con mani ricoperte di burro. E’ stato impareggiabile il godimento che ha provato, in-tanto che sbrodolavo e mi rendevo conto che avrei potuto approfittare di ogni suo buco e per un lungo periodo

Aldo – Treviso


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