La dama di cuori

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Ha passato in rassegna più cazzi d’un sessuologo, ha avuto due mariti e troppi amanti per poterli contare, eppure per noi che eravamo suoi compagni di classe è rimasta la “Dama di cuori” che sognavamo nei nostri letti senza osare invitarcela. Ha conservato, se non accentuato, la sua aria altezzosa da nobildonna con la puzza sotto il naso. Ma ora sappiamo che è tutta una posa, che quella sorchetta che ci concedeva, a ognuno all’insaputo dell’altro, è diventata una delle sorcone più esperte del centro di Torino.

La concede con la signorilità d’una volta. Solo che adesso siamo in tre, minimo due, a bere il tè mentre lei ci lecca l’uccello sotto il tavolino, a turno, masturbando quello che non riesce a tenere in bocca. Come ai tempi del liceo, Loretta pretende che ci presentiamo ben vestiti e con aria indifferente, solo che oggi non ci chiede più: “Come va, fatto una buona colazione? “, ma: “Ti tira già il cazzo, oppure devo ciucciartelo prima di andare di là, visto che a Piero tira già di brutto… Ho dovuto fargli un bocchino con l’ingoio sennò mi strappava tutti i vestiti! Che stupendo porco che è, il tuo amico”.

E si inginocchia davanti a te, senza aspettare risposta dopo averti aperto la braghetta ed estratto il membro ancora mezzo moscio. Te lo inghiotte tutto, così non fatica molto, e se lo fa crescere dentro la bocca, leccandolo e succhiandolo finché non gridi basta, e le tiri i capelli con rabbia, perché altrimenti ti fa sborrare dentro di lei, ti beve tutta la sbroda e poi ti porta in sala e pretende che tu la fotta dopo nemmeno dieci minuti. E nessuno riesce a sottrarsi, fra gli amici di sesso maschile, che lo vogliano o meno. Ma è raro che qualcuno non lo voglia, perché entrare in sala, vederla seminuda, coperta solo da calze e giarrettiere, con i seni perfetti spartiti da collane senza prezzo, prenderlo in culo da uno dei tuoi migliori amici è troppa libidine per chiunque.

E allora succede che ti ritrovi a spogliarti in fretta senza neanche averci pensato su, e ti butti anche tu nella mischia, magari infilandoti di sotto. E di sotto le lecchi le tette, le fai indurire i capezzoli finché non se li prende in mano allontanando la tua bocca. Poi passi al suo grilletto, dove fino a un minuto prima lavorava veloce e in profondità la mano dell’amico che adesso te la lascia libera, già pronta, tutta umida e aperta. Tanto lui la sta inculando come un toro infuriato, il suo cazzo stretto nel buco di dietro gode fin troppo, può lasciarti la fica per il tuo piacere.

E tu ne approfitti subito, e lecchi come un affamato, bevi come un assetato, lappi e aspiri come fossi dotato d’una proboscide da elefante. Ma la proboscide ti sta tornando viva altrove, in mezzo alle gambe, dove la sua bocca ha lavorato appena entrato in casa. La tua proboscide si sta gonfiando di sangue rimescolato dal profumo della sua fica e dallo spettacolo dei suoi fianchi dei suoi seni che danzano alla danza che il tuo amico le imprime col cazzo infisso nel suo sfintere.

E ti tira da scoppiare, e non vedi l’ora di ficcarglielo, e glielo dici, e lei ti risponde: “Allora cosa aspetti, montami, sbattimi, chiavami fino a bruciarmi la fica, non sei mica qui per chiacchierare, sei qui per scoparmi, per squarciarmi, per aprirmi con il tuo cazzo!” Tu allora non ci vedi più, la stringi anche tu per i fianchi, la ribalti, in modo che l’inculatore finisce sopra, facendola gemere perché la nerchia che le spacca il sedere turbina dentro di lei senza uscire, e poi glielo ficchi più in fondo possibile, mentre lei ti incita a metterglielo sempre più in fondo, sempre più duro, sempre più laido… Demetrio C. – Torino


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