Un pomeriggio da chiavatore

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Un giovane di questi tempi problemi che lo assillano ne ha sempre; ma ci sono giorni in cui sembra che il mondo sia tutto contro di te. Ed era proprio in una di queste angosciose giornate che, in estate, avvenne il fatto più clamoroso della mia vita. Andiamo con ordine: era un caldissimo mezzogiorno di fine Luglio; città già praticamente deserta, partiti gli amici e la ragazza, mi aggiravo nella più nera solitudine pensando e ripensando alla mia vita fatta di delusioni e di fallimenti quando, ed ero arrivato di fronte al solito bar trattoria dove sono solito passare la giornata.

Con molta filosofia mi dico che vivere bisogna pur vivere e quindi ogni tanto bisogna anche mangiare. Dentro il solito mostruoso gridare: gente che urlava, austeri pensionati già alticci e naturalmente non un posto per sedersi. Mi approprio di un indegno piatto di maccheroni e a gomitate mi trovo un posto sul bancone. Sono lì che finalmente mi godo la pasta e tento di leggere il giornale che all’improvviso sento una lunga carezza sul culo e una voce che mi sussurra: “Lo sai che non si legge quando si mangia?”. Dopo un primo momento di stupore mi volto chiedendomi chi poteva fare lo scherzo cretino della situazione. Non si trattava di un amico ma di una fata, non con i capelli turchini, d’accordo, ma pur sempre una di quelle ragazze che quando le incontri pensi subito a tutto meno che ad una amichevole chiacchierata. “Chi sei — le dico — non ti conosco.” “Mi chiamo Morena, sono sola anch’io. Perche non vieni a sederti con me?” Mi trovavo nel panico più totale ed indescrivibile. Morena mi disse di essere un’insegnante di ginnastica in una palestra e che nella lezione di quella mattina era caduta, mi mostrò il livido tirandosi su la gonna fino a mostrare il culo. Io intanto, avevo sempre più caldo e mi pareva che tutti mi guardassero ridendo accorgendosi del mio totale imbarazzo.

Dopo una mezz’oretta mi dice: “Senti ho paura ad andare a casa da sola perché in questi giorni hanno rubato in diversi alloggi in zona; abito qui vicino, mi accompagneresti?” Il tragitto verso casa non lo ricordo neanche, da bravo e affamato cacciatore il mio cervello era già rivolto unicamente verso le più perverse fantasie. So solo che ad un certo punto mi trovai in una stanza a pensare: Bene, adesso mi installo qui e voglio vedere chi mi porta via. Un bell’ambiente, climatizzato, un tavolo e tante mensole ripiene di piccolissimi oggetti luccicanti, pareo di seta colorati alle pareti, incenso profumato ed in mezzo alla stanza il grande letto con lenzuola rosso fuoco. Morena mi dice, indicando il letto “rilassati intanto vado di la a cambiarmi, ho un po’ di soggezione a farmi vedere nuda”.

Morena se ne va e io penso che non si può essere così sfortunati nella vita. Uno incontra una fica stupenda, viene abbordato, invitato a casa e si immagina già la più totale delle avventure e poi si ritrova con una mezza santerella che, con le spiagge piene di donne in topless o nude, si vergogna a mostrare le tette. Non è possibile. Sarà stato per questa ennesima frustrazione o per la sonnolenza del dopo pranzo che mi sono appisolato di botto. Ma si sa la pennichella pomeridiana non è mai un sonno profondo ed infatti, di lì a poco mi risveglio perché qualcosa si stava muovendo intorno a me. Apro gli occhi ed ecco avvenire il miracolo.

Mentre dormivo Morena, che aveva indossato una trasparentissima tunica rossa mi aveva aperto la cerniera dei jeans ed estrattomi il cazzo si stava adoperando per farmi un pompino. Era veramente una cosa che lasciava senza fiato: le labbra quasi non si muovevano, era la lingua che impazzita si muoveva, leccava avvolgeva tutta la cappella che sembrava sul punto di scoppiare. Stavo per venire, lo sapevo, ma non sarei riuscito assolutamente a trattenermi: per fortuna anche Morena se ne accorse e piano piano incominciò a soffiarmi sul cazzo finche la situazione si calmò un attimo.

Non eravamo che all’inizio: Morena si mise in ginocchio davanti a me. Era splendida: capelli neri che si contrapponevano al verde degli occhi, la bocca e il mento lucidi e bagnati dalla saliva, mi guarda e slacciandosi lentamente la tunica incomincia a palparsi le tette e ad accarezzarsi dicendo: “Chiudi gli occhi, immaginami: pensa alla fica, piano piano mentre ti parlo si sta bagnando; goccia dopo goccia mi sto preparando ad usare il tuo cazzo per godere come mai prima d’ora. Pensami, immagina le cose più sconvolgenti”. In tutto questo il mio livello di presenza nella realtà era ormai meno di zero; mi trovavo strano, leggero e sul serio mi ero immedesimato nel ruolo sognatore in cui mi spingeva Morena. L’unico punto di riferimento con la realtà era il mio uccello che sempre più duro seguiva a modo suo questi pensieri. Ritengo si fosse ormai vicini al dunque allorché, irrefrenabile mi sento di nuovo sul punto di venire. Mi alzo di scatto e mi svesto velocemente, ma ne approfitto intanto per riprendermi e per prendere l’iniziativa.

Ed eccomi pronto: nudo e con un cazzo così in forma da far prevedere una gran serata. Morena mi guarda subito molto freddamente: “Chi ti ha detto di spogliarti? Chi sei, cosa vuoi decidere? Ti credi tanto forte?”. Mi prese il panico totale! In rapida successione: rossore in faccia, balbettio confuso, rimpicciolimento e quasi scomparsa totale del mio uccello. Amareggiato mi sedetti a terra con la schiena appoggiata al letto già subito pieno di sensi di colpa e dandomi del pirla. Ma ecco che Morena, con uno strano sorrisino prendi-per-il-culo sulla faccia, viene a sedersi nella stessa mia posizione ma sopra di me. Ormai impacciatissimo sto immobile mentre lei, facendo forza sulle braccia, da esperta insegnante di ginnastica, incomincia ad accarezzarmi il cazzo con lenti movimenti semirotatori del culo. A poco a poco il mio uccello si risveglia in ottima forma, mentre le gambe di Morena salgono, all’indietro, e vanno a poggiarsi sul letto, dove da tempo è già abbandonata la mia nuca. Ed è in questa posizione che inizia uno dei più bei 69 che la mia memoria ricordi: mentre la lingua di Morena ricomincia la sua pazza danza sul mio uccello io, finalmente, inizio a conoscere “intimamente” la sua meravigliosa fichetta.

Succhio, mordo, lecco con una soddisfazione mai provata prima. E mentre sto assporando la dolcezza di questo pulsante anfratto e penso anche con buoni risultati visto che, intanto, i movimenti sul mio cazzo diventano sempre più sconclusionati e violenti, Morena con un mezzo grido si stende per terra dicendomi di prenderla, di montarla. “Riempimi della tua sborra” sono le ultime parole che sento. E così faccio: la dolce sensazione calda dell’entrata in una fica così vogliosa, mi pervade con potenza. Mi muovo, spingo, entro e esco come un ossesso. La pompata diventa furiosa… mi accorgo che fra mille gemitini Morena sta per venire… anch’io ormai sto pensando solo a quello e con una potenza a me insolita vengo a getto continuo per alcuni secondi. Non so esattamente quanto tempo sia passato; finita la cavalcata mi sono steso vicino al corpo caldo di Morena e sono caduto in una specie di totale assenza.

Mi risveglio perché sento la voce di Morena: “Ehi, sveglia. Questa è Marcella, la mia migliore amica”. Metto a fuoco e vedo l’esatto, meraviglioso opposto di Morena. Minuta di fisico ma con due tette voluminose, bionda con gli occhi scuri. Immediatamente penso che sicuramente non ce la farò a soddisfare anche questa fica impossibile. Marcella si avvicina guardando il mio cazzo molliccio e raggrinzito con lo stesso sguardo che chiunque rivolge per strada ad un qualsiasi mendicante. Ma qualcosa scatta nella sua fantasia ed infatti, velocemente si spoglia e trascina Morena sul letto. A quel punto immediatamente tutto in me riparte: assistere ad una lesbicata dal vivo era sempre stato il sogno della mia vita. La sarabanda ha inizio vorticosa: si strusciano fica contro fica, si leccano, si accarezzano, si baciano attorcigliandosi e succhiandosi la lingua.

Parto all’attacco con l’uccello al massimo dell’erezione. Se non avete mai visto due donne che fanno l’amore tra di loro non potete capire che cosa si prova in quei momenti. Intanto sono convinto che le donne abbiano un corpo mille volte più bello di quello di un uomo, hanno la pelle liscia come la seta e quando si sfiorano l’impressione è quella di una morbidezza totale. Sono morbide e sinuose e con estrema delicatezza si fanno delle sporcaccionate che neanche il più raffinato amatore riesce a sognare. I capelli arruffati, la pelle imperlata di un leggero umidore, il respiro affannoso, i piccoli gemiti, tutto contribuisce a renderle ancora più eccitanti.

A poco a poco si accarezzano su tutto il corpo, fanno passare la punta delle dita sottili dalle piante dei piedi ai polpacci torniti, e poi ancora più su, lungo le cosce, carezzando i culetti morbidi, scivolando sulla schiena, correndo nervosamente verso la nuca sottile. Il gioco si fa sempre più pesante, le due ragazze hanno cominciato a perdersi nei meandri dell’erotismo e si vede che non pensano più ad altro. Le dita affannose solcano i ventri piatti e scendono sulla piccola deliziosa collina del pube. Stringono, penetrano, si impossessano delle fichette umide di piacere. Un dito malizioso corre a introdursi tra le morbide chiappe, cerca lo stretto buchino, lo forza e penetra crudelmente, nonostante il tentativo di inarcare la schiena sottile della violata.

Non ce la faccio più a resistere a questo spettacolo, in qualche modo devo partecipare, devo fare qualche cosa per soddisfare la violenta eccitazione che mi possiede. Non so proprio da che parte incominciare, è difficile accostarsi a due donne così, strette abbracciate, vicine all’orgasmo. Comunque mi sforzo di capire da che parte posso introdurmi e decido di farlo molto maschilmente, infatti mi inginocchio dietro Marcella e l’afferro per i fianchi, tento di inserirmi, vengo allontanato. Ci riprovo, mi dicono sghignazzando di farmi una sega.

Ho capito; lentamente mi rivesto e mi avvio alla porta. Prima di uscire mi volto per un istante: eccole li affogate nel piacere. Probabilmente è vero che possono provar piacere e divertirsi anche senza di me. Chiudo piano la porta e penso che non mi devo offendere: il sesso è bello perché è libero e così deve continuare a essere. Eccomi di nuovo allo squallido bar: strano pomeriggio sicuramente, ma i miei problemi non sono certo scomparsi, anzi. Ma non posso non farlo: e così ripenso al mio cazzo nella fica e nella bocca di Morena. I problemi restano, ma ogni tanto qualcosa di buono succede ancora.

Mario, Milano.


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