L’insaziabile cognata

l'insaziabile cognata

Quando Luigi mi disse che avrebbe sposato Silvia, dentro di me, non potei che scuotere il capo! Silvia era una donna di quelle cui un solo uomo e un solo cazzo, non possono mai bastare! Lo si intuiva per il suo carattere impetuoso e quella luce toccante che le brillava negli occhi, quando guardava fisso un uomo. La sua bocca, ben disegnata e carnosa evocava le ambascie del pompino e le sue mani la stretta nervosa e pulsante del possesso! E Luigi la sposò! Con quella sua faccia da bambino spaurito… E una sera ricevetti un’affannosa telefonata da Luigi:

“Paolo per favore, vieni subito! Silvia è impazzita! Gira nuda per casa… esce sul terrazzo… pronuncia frasi senza senso! Vuole godere… godere… godere ancora! Meglio te che un altro! Fai presto!”. Quando giunsi a casa di Luigi, trovai la porta aperta ed entrando in sala, trovai Silvia a tette nude e a culo scoperto con un ginocchio sul tavolo, mentre mio fratello seminascosto e accucciato dietro le leccava la fica in subbuglio. “Giusto te!” strillò Silvia al mio apparire “… se questa sera non mi date cazzo a volontà, pianto un casino da svegliare tutto il palazzo!”

Nel dire questo, le sue tette sobbalzavano per la foga e io nel tentativo di calmarla mi avvicinai trovandomi una tetta calda e appuntita nel palmo. La sua mano rapace corse nei miei pantaloni e si impadronì del mio cazzo già duro e volgendomi verso Luigi che la slinguava tutta gli disse: “Alzati tu… che andiamo in salotto!” Si lasciò palpeggiare la fica a quattro mani, mentre nervosamente ci agitava i cazzi vigorosamente impegnata e momentaneamente placata!

Tenendoci per i cazzi, come due cagnolotti al guinzaglio, ci trascinò in salotto, dove a gambe larghe si sedette sul divano e accarezzandosi la fica palpitante e cespugliosa, si applicò con la bocca sul cazzo di Luigi, spompinando affannosamente, sogguardando con la coda dell’occhio il mio cazzo che le sussultava accanto. Mio fratello con uno sguardo d’intesa mi invitò a farmi spazio e io decisamente con una mano sulla spalla di Luisa, la costrinsi a volgersi verso il mio brando infame e Silvia fu lesta ad alzarsi e a ingollarsi di un sol boccone il mio cazzo turgido e voglioso, inarcando la schiena in modo che Luigi potesse calarle definitivamente il vestito.

Silvia spompinava golosamente con gli occhi socchiusi per il piacere che provava a crogiolarsi in bocca il mio cazzaccio, prima di farselo sparire in gola con un sordo mugolìo di soddisfazione. Luigi mi parve a un tratto più sereno e quando io mi applicai a leccare la fica bollente di mia cognata, questa in uno spasimo d’orgasmo, invocò il cazzo di mio fratello, allungandosi con la testa rovesciata, attraverso il tavolino.

Silvia si aggrappò ai coglioni rugosi di Luigi prontamente accorso e la sua lingua s’arrotolò ansiosa attorno all’asta, apparendo e disparendo alla mia vista. Silvia secerneva senza tregua, mugolava una sorta di lamento e Luigi era intenzionato a romperle per sempre quella fica insaziabile. La infilzò da dietro alla pecorina, costringendola con il mento contro il bordo dello schienale del divano. Silvia sporse il collo e la bocca alla ricerca libidinosa del mio cazzo che puntuale si affondò tra le sue labbra.

Il divano gemeva sotto i colpi di Luigi che finalmente con la moglie doma (si fa per dire!), le sprofondava il cazzo nella fica guazza, costringendola ad ogni colpo ad ingozzarsi sul mio uccello che le solleticava nel profondo il cavo orale. “Avanti troia!” ringhiava mio fratello sfogando la sua rabbia “… fatti una scorpacciata di cazzo! Salta… succhia… pompa!” A quell’esortazione, Silvia mise in moto con i Isuo corpo flessuoso, una serie di contorcimenti e mugolìi, stabilendo tra me e mio fratello un ‘trait-d’union’ irripetibile!

“Saziami di sborra!” ordinò quella troia di mia cognata stendendosi sulla poltrona, mentre le nostre mani mulinavano il ritmo vorticoso di una sega in tandem sulla sua bocca. Una ‘ipsilon’ calda di sborra si stampò sulle sue labbra, mentre mio fratello le colmava l’incavo tra le tette e la troia sorridente, slinguava per ogni dove guardandomi fisso per ordinare: “Tieniti pronto ad aiutare tuo fratello!”

Paolo, Roma.


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