Suona il campanello ed è Veronica

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Suona il campanello, e mi ritrovo davanti Veronica, con un golf, senza mutande, senza scrupoli al contrario di quando la incontravo in ascensore.

Erano mesi che le stavo dietro senza successo, poi quel pomeriggio successe tutto come per incanto. Dare da bere agli assetati, dare cibo agli affamati, dare cazzo alle resuscitate.

No, anche se potrebbe sembrare, non é la pubblicità di un film dell’orrore. Esistono le resuscitate dalla morte, quelle che in reggicalze nero fuoriescono da una cripta e ti sbocchinano parlandoti di sabbah e di messe nere, ed esistono le resuscitate alla vita, tipo la mia inquilina del piano di sotto. Ma vi voglio raccontare ben bene la storia dall’inizio.

Dovete sapere che sotto al mio appartamento abitano due figone, tutte misure ma poco cervello. Una di queste, maggiore di età e probabilmente di apertura di figa e di culo, tiene in una specie di satanica schiavitù un altro gran bel pezzo di sorca, che la portinaia sostiene si chiami Veronica. Siccome io sto sopra a loro, e di notte ogni tanto non riesco a prendere sonno, mi é capitato di registrare qualche spezzone del loro menage familiare e posso assicurare che invece di un menage potrebbe parlare di un vero e proprio circolo vizioso.

La Veronica era completamente in balia della sua padrona, quella si faceva slecchinare da lei al mattino invece che farsi un bel bidet, se a lei andava di sbocchinarsi qualche scaricatore di porto lo faceva, ma guai se Veronica faceva altrettanto magari solo con un impiegato delle poste.

Stando ai racconti intimi che la portinaia mi faceva, toccandosi ogni tanto la fica,questa era la situazione nell’appartamento sotto al mio. Ma io non disperavo, proprio no, anche perché quando la incontravo sull’ascensore, i suoi occhi si accendevano nei miei, i suoi fianchi si stringevano, la sua bocca si allargava e il mio cazzo s’induriva.

Ho provato a guardarle dentro alla scollatura un paio di volte, ma Veronica era molto brava a negarsi, sull’ascensore, quando si recava a casa dalla sua padrona. Ma nei suoi occhi avevo letto quello che un uomo spera sempre di leggere nelle pupille di una donna: la possibilità.

E la possibilità, come un sogno non interrotto, provò a realizzarsi in una domenica di pioggia, mentre mi apprestavo a seguire le partite in streaming. Suona il campanello e vado ad aprire. Chi mi ritrovo davanti se non Veronica, con un golf, senza mutande, senza reggiseno, senza scrupoli né remore.

Al contrario di quando la incontravo sull’ascensore. Aveva litigato con la sua padrona, ed era venuta a cercare protezione, conforto, proprio da me. A fatica rinunciai a conoscere i risultati delle partite e cercai di darle il conforto ma soprattutto il calore di cui quella ragazza necessitava.

Glielo appoggiai sulle labbra per vedere che reazione potesse avere. Ne fu entusiasta e prese a ciucciarmelo avidamente, una leccata dopo l’altro, finché non riuscendo a trattenermi le sborrai in viso.

E questo era solamente l’inizio. Quella dolce puttanella non ne poteva più di cazzi finti, di lesbiche autoritarie e aveva deciso che se proprio doveva farsi sottomettere allora sarebbe stato con un uomo. E il maschio ero io. Glielo diedi nella fica, la sentii venire. Glielo spinsi nel culo e la sentii godere. Glielo rimisi tra le labbra e di nuovo le piacque. Ma fu quando le ruppi il buco del culo che Veronica si rivelò per quello che davvero era: una rotta nel didietro.

La mia asta le era dentro per metà e quella mugolava toccandomi i coglioni. Allora glielo spingevo ancora più dentro e quella puttana mi scongiurava di farle male. Le chiesi se la sua padrona era più brava e lei sorridente mi sussurrò: spaccamelo! Ma io volevo sentirmi dire qualcos altro e lei finalmente lo disse:”non c’é più lei. Ci sei solo tu, catturami l’anima”

Oreste


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