Le avventure di un camionista

le-avventure-di-un-camionista

Di quella giovane donna mi avevano colpito l’aria dimessa e i capelli tagliati in modo strano, estremamente corti e sforbiciati alla meno peggio: l’ho caricata ad un distributore alle porte di un paese in Piemonte, lei cercava un passaggio alla stazione dei treni. Aveva con sé una valigetta di finta pelle. Poi, una volta in cabina, non avevo potuto fare a meno di sbirciarla più e più volte, un tantino intimidito. Poi la verità era saltata fuori: la giovane donna aveva rinunciato al velo, era uscita di convento e tornava a casa.

Mancanza di vocazione, mi aveva detto, e aveva soggiunto: “Mi sono accorta che ci sono tante belle cose nella vita che finora non ho goduto!” “Per esempio, quali?” avevo chiesto, sperando che arrivasse alla principale. “Ecco, le pare giusto — mi aveva risposto, quasi offesa di quel che le era successo — che l’unico uomo del convento, l’ortolano, dovesse essere proprietà esclusiva di…” e qui s’era bloccata. Comprensibile. “Che magari è vecchia e brutta…” avevo suggerito. “No, no! Anzi! è una gran bella donna e di mezza età! Lei sì e io no… e perché?” “Ma allora — avevo insinuato — lei è ancora vergine?…” e avevo agitato pollice e indice aperti. “Già… perché, si vede?” Come fosse stato il morbillo o qualcosa di vergognoso da dover nascondere. Be’, certo… S’era fatta rossa in faccia. “E pensare che ci ho pensato tanto!” aveva mormorato lei. “Basta pensarci di meno e farlo di più!” l’avevo incoraggiata.

Mi aveva guardato, come a chiedermi: “E tu vorresti essere il primo?”. Aveva dovuto leggere sul mio viso un segno di accettazione. “Ci fermiamo?” aveva proposto. Avevo trovato un viottolo che faceva giusto al nostro caso, avevo tirato le tendine della cuccetta. Vi si era arrampicata, le avevo dato alcuni minuti per prepararsi e io m’ero sfilato i pantaloni. Poi mi ero accucciato accanto a lei. Il contatto del cazzo aveva fatto precipitare gli eventi: io m’ero ripromesso di leccarle un po’ la micetta, ma quando lei aveva avvertito il tocco della caldissima cappella fra le sue tiepide cosce, aveva preso una decisione eroica: subito la penetrazione, prima di pentirsi!

Lentamente, le avevo calato il membro nella spacca e se non fosse stata lei ad avere un lievissimo, sobbalzo, non mi sarei neppure accorto di averla sverginata. “Male?” le avevo sussurrato, preoccupato di non rovinare una donna al primo incontro. “No, no!” aveva risposto. Poi l’avevo pompata con affetto, con dolcezza, lentamente, in modo da risvegliare tutti i suoi sensi assopiti.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.