La prova del nove

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Marcella ci convocò per la prova decisiva. Chi di noi due l’avrebbe più soddisfatta avrebbe avuto la grana. Quando Marcella ci mandò a chiamare, io e Franco trasecolammo! Non era possibile che una donna bella, intelligente e ricca come lei, scendesse a questi espedienti!

Eppure… voleva da noi una prova! Della sua puntigliosa e fiscale cernita, tra i cazzi del suo presepe sentimentale, eravamo rimasti solo noi! Avrebbe sposato e spartito la sua ricchezza con chi di noi due fosse stato maggiormente in grado di soddisfare la sua voglia di essere femmina! Io e Franco ci andammo assieme, perché assieme quella troia ricca e bizzarra di Marcella ci voleva, onde eseguire i raffronti immediatamente e…

Ci attendeva sulla porta e la mia mano rapace le chiuse la fica sotto il vestito in una rude e avvolgente carezza, mentre Franco, una mano sul culo e una ad artigliare una tetta, la trasse verso il suo cazzo duro che premeva sotto la stoffa dei pantaloni. Mentre Franco infilava la sua mano tra le cosce di Marcella, io le scoprii le tette, baloccandomi con la soda pastosità dei globi, osservando la lingua del mio ‘rivale’ che vellicava la punta dei capezzoli.

Fu in quel momento che sentii la mano leggera di Marcella che mi accarezzava il cazzo, premendo sulla stoffa. Con un irrefrenabile sospiro, Marcella si alzò per andare a sedersi sopra a una poltrona bassa, dove a gambe larghe e con le tettone pendule fuori, si aggrappò ai nostri turgidi pali e scampanando come una campanara ubriaca, piegò la testa abboccando il mio cazzo a destra e poi il cazzo di Franco a sinistra, in un movimento altalenante di pompino e sega e… sega e pompino.

Quando mi succhiava l’asta, con la sua fronte e i suoi capelli lisci che si strofinavano sul mio ventre, io osservavo la sua mano impugnata sul cazzo di Franco che pulsava di nervose e improvvise strette, mentre le sue tette ballonzolavano invitanti nel movimento. Per un attimo mi parve di riconoscere nella foga di Marcella, tutto l’impegno dell’esaminatrice esigente (ne aveva ben d’onde, no?!) e quando la vidi a bocca piena e larga oltremisura, ingoiata al cazzo di Franco, andai giù tra le sue cosce a ispezionare la sua fica palpitante, quasi strappandole per ansia il pelo.

Un mugolìo sordo fu la risposta e Marcella accelerò il suo spompinare, tornando a scampanare tra di noi, prima di strapparsi di dosso il vestito e rimanere completamente nuda in nostra balìa. Mi distesi sul letto e la inchiavardaí brutalmente da sotto slargandole la fica di impetuosi colpi, costringendola inchiodata sul mio cazzo, mentre lei si protendeva verso sinistra ad afferrarsi al cazzo di Franco, suggendo e ingollando con grande libidine.

La sentivo soffiare il suo piacere (con il naso) sulla stanga di Franco, mentre io ero riuscito a farmela girare sul cazzo senza toglierlo dalla fica e così a gambe aperte, la chiavavo a cosce larghe, mentre lei era tutta indaffarata nel pompino. Toccò a Franco chiavarla (l’esame era uno di quelli seri e importanti!) e mentre Marcella lo cavalcava, stabilendo il ritmo e la velocità, io in piedi di fronte a loro due, proposi il mio cazzo alla sua bocca.

Uno schiocco, un colpo di lingua e mi sentii ‘infornato’ da quella bella bocca, come un pane da mordere, mentre la sua mano ad anello, mi tirava all’indietro la pelle del cazzo, in modo che la mia asta le si gonfiasse abbondantemente in bocca. La sua lingua lappava incessantemente la mia cappella e le sue profonde ingoiate terminavano con un improvviso colpo di tosse, tanta era la brama per l’ingoio, mentre ondeggiava il culo tormentosamente sul cazzo di Franco che la faceva godere.

Temetti di perdere dei punti, ma Marcella da consumata regista di orgie, si dispose a quattro zampe sul letto e mi volle dietro le sue polpose chiappe per infilarla alla pecorina, mentre così disposta allungava il suo collo verso il cazzo di Franco per propinargli un adorabile pompino. Nel silenzio si udivano í nostri respiri affannosi e i mugolìi di Marcella che infiocinata gustosamente da me, ondeggiava il culo come se scodinzolasse sul mio cazzo che le era appuntato saldamente come una grossa coda!

Poi Marcella si rovesciò sulla schiena a gambe in alto, giungendo con la sua bocca a strisciare sotto il mio cazzo, mentre Franco afferratala per le caviglie la fotteva con impegno. Il mio cazzo traversava una libidinosa eclissi sul viso di Marcella che con la sua frullante lingua mi vellicava sotto la cappella, mentre la sua mano padrona della mia asta, se l’agitava in bocca.

Quando giunse il momento delle sborrate, Marcella tornò a sedersi sulla poltrona bassa, presentandoci a gambe larghe la sua cespugliosa e nera fica che avevamo lavorato fino a quel momento e impugnata ai nostri cazzi prossimi all’orgasmo, agiò graziosamente “li primo che sborra, vince!” trillò Marcella ed iniziò una veloce e risolutiva sega finale in tandem. Io sborrai per primo sulla sua tetta e vi strofinai sopra la cappella, mentre il cazzo di Franco era ancora asciutto nelle mani della troia e… tutto fu inutile, perché Marcella aggiunse: “Non mi sposo! I soldi me li tengo io! Ho fatto così per godermi due cazzi straordinari e adesso basta!” Marco V. Firenze


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