Ho inculato mio cugino

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Era davvero un culattone. Non volevo crederci quando le mie colleghe di lavoro me lo avevano detto. “Come, mio cugino? quel bellissimo maschio che tante volte avevo segretamente desiderato, era una squallida chec­ca?”
Mi ripromisi di metterlo alla prova ed un giorno capitai a casa sua visto che gli zii erano fuori con i miei.
Gli ho fatto uno spogliarello. Mi sono tolta gli abiti davanti a lui, come se facessi un gioco ed intanto non perdevo d’occhio il suo uccello…

Lui sorrideva ed era contento anche se non prendeva nessun tipo d’iniziativa, sorrideva e basta, io continuai lo spettacolino fino a rimanere in calze, giarrettiere e reggiseno.
Mi sedetti davanti a lui, mi sfilai il perizoma, mi feci togliere le calze ed allargandole la figa a dieci centimetri di distanza dal viso per fargliela vedere bene inizia a toccarmi senza togliergli gli occhi di dosso.
“Ti piacerebbe far l’amore con me?…” mi disse quando mi misi seduta al suo fianco.

Allora non era vero niente di quello che dicevano le mie colleghe! Mario era un maschio in piena regola e io lo stavo provando.

Ma, invece di stringermi e di spogliarsi per scopare, se ne andò nel bagno dicen­do di aspettarlo un attimo. Se ne tornò con una specie di slip che mi fece indos­sare. Sul davanti, c’era una prolunga fallica, un cazzo finto, lui mi disse: “si chiama strapon”.

Così mi sarei sen­tita uomo. “Con quella mi devi inculare”, mi spiegò mio cugino, fottendosene della mia delusione.

L’ho inculato di brutto. Ero fuori di me, ero arrab­biatissima con lui. Dovevo fargliela pagare. Se doveva fare il cula­ttone fino a quel punto, non mi interessa­va più. Senza godimento l’ho squassato nelle budella, senza ritegno, senza pietà.

Alternavo inculata energica, sculacciata, strizzatina di palle, accenno di sega e poi ancora colpi di strapon molto profondi fino a sfondargli letteralmente il culo, a lui apparentemente piace così, continuava a dirmi che lui non aveva mai goduto tanto e mi implorava di continuare a fotterlo.
Ha avuto il coraggio di chiedermi se mi era piaciuto quando il martirio è finito.


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