Un amore impossibile

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Tornando a casa, la ragazza già intuiva che quella notte non avrebbe chiuso occhio. Nel giro di poche ore quante cose le avevano insegnato sia Iside che Gianni. La prima, il ditalino e il secondo che le donne bevono la sborra! Però, non si era fatta spiegare nulla sul sapore della roba che schizza dall’uccello. Salato, dolciastro? E il colore? Una domanda dopo l’altra che le martellavano il cervello. Quando Gianni si fermò sotto casa: “Non mi sento molto in forma” gli disse “ho bisogno di dormire sino a mezzogiorno. Domani pensaci tu a dirlo ai professori. Se vuoi, chiamami nel pomeriggio; sarò in casa. Non vedo l’ora di andarmi a ficcarmi sotto le coperte. Scusami, tesoro”.

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La prova del nove

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Marcella ci convocò per la prova decisiva. Chi di noi due l’avrebbe più soddisfatta avrebbe avuto la grana. Quando Marcella ci mandò a chiamare, io e Franco trasecolammo! Non era possibile che una donna bella, intelligente e ricca come lei, scendesse a questi espedienti!

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L’insaziabile cognata

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Quando Luigi mi disse che avrebbe sposato Silvia, dentro di me, non potei che scuotere il capo! Silvia era una donna di quelle cui un solo uomo e un solo cazzo, non possono mai bastare! Lo si intuiva per il suo carattere impetuoso e quella luce toccante che le brillava negli occhi, quando guardava fisso un uomo. La sua bocca, ben disegnata e carnosa evocava le ambascie del pompino e le sue mani la stretta nervosa e pulsante del possesso! E Luigi la sposò! Con quella sua faccia da bambino spaurito… E una sera ricevetti un’affannosa telefonata da Luigi:

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Nel nome della Rossa

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Da tempo frequentavo la casa di Lella, dato che ero amico e compagno di scuola di sua sorella, Lella, bellissima e minuta come una statuina, non sembrava nemmeno della stessa famiglia della sorella, Federica.

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La dama di cuori

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Ha passato in rassegna più cazzi d’un sessuologo, ha avuto due mariti e troppi amanti per poterli contare, eppure per noi che eravamo suoi compagni di classe è rimasta la “Dama di cuori” che sognavamo nei nostri letti senza osare invitarcela. Ha conservato, se non accentuato, la sua aria altezzosa da nobildonna con la puzza sotto il naso. Ma ora sappiamo che è tutta una posa, che quella sorchetta che ci concedeva, a ognuno all’insaputo dell’altro, è diventata una delle sorcone più esperte del centro di Torino.

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